Hyaena Reading

 

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booking Italia:

Francesco Arquati

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Léo Serge Lute

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(+33) 6.51.12.18.69

 

press:

Lanificio Ajani

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Hyaena Reading on Sub Terra - indie copyleft net label (Viterbo, Italy)

Hyaena Reading is part of artists' collective Le Filtre à Sons (Nantes, France)

works protected on Patamu -

opere tutelate su Patamu -
œuvres protégées sur Patamu

live reports

 

 

 

Sands-zine (mar 2014)

 

Hyaena Reading in concerto - Viterbo 14 marzo 2014

 

di e. g. (no ©)

 


Devo premettere che nutrivo qualche perplessità rispetto al concerto degli Hyaena Reading, in special modo riguardo alle capacità di riproporre in pubblico una musica tanto minimale quanto ricca di sfumature... ma le mie perplessità sono state fugate fin dalle prime battute perché, a dispetto del poco tempo avuto per provare e di qualche inconveniente tecnico, il gruppo è riuscito a emozionarmi come raramente accade in occasioni simili. Un apporto significativo è giunto, in appoggio alla forte tensione della musica, dall’ambiente: una specie di cantina dalla splendida acustica favorita dalla presenza di un pubblico piuttosto numeroso (relativamente allo spazio disponibile) e dall’atmosfera propriamente underground della situazione, obbligatoria essendo SubTerra fra i promotori del concerto, cioè posto piccolo e dislocato in un semiterrato... così mi sono sempre immaginato il Cavern, il CBGB's, il Marquee o il Masque, locali nei quali l'odore del sudore lottava alla pari con quello del fumo.... Tutto all’insegna del più coerente copyleft. Il suono che esce dai diffusori è addirittura migliore di quello del disco, più caldo e coinvolgente, e i singoli brani ne risentono positivamente soprattutto per corposità e pastosità. Rispetto al CD "Europa", quindi, si tratta di un ascolto più fisico e più psichico in egual misura.


I quattro sono schierati a rombo, con gli angoli laterali occupati dai due chitarristi tesi a intarsiare e incastrare i loro fraseggi con la perfezione di un minusiere. Rispetto alle formazioni storiche con due chitarre – Quicksilver, Television…
i dialoghi delle sei corde sono molto più contenuti e succinti, ma al contempo sono molto più elaborati e rifiniti di quanto poteva avvenire nel novero dei gruppi punk. Lì davanti c’è Francesco Petetta, folletto immobile dalle numerose voci, che ‘declama’ i suoi testi come se a farlo fosse un’intera compagine teatrale. Dietro c’è invece Estelle Rouge, diavoletta inquieta in perenne movimento, che con la sua miscela di elettronica e rumoreggiamento elettroacustico si pone quale motore e perno dell’intero ingranaggio. E tutto questo, chiaramente, dall'ascolto del disco non poteva apparire.


La miscela che ne esce fuori è tipicamente post-punk, e del post-punk si porta appresso tutto il nervosismo, i fraseggi secchi e graffianti, i vuoti improvvisi e carichi di tensione… e vorrei aggiungere un nome a quelli già citati a proposito della genealogia del gruppo: gli splendidi e indimenticabili The Fall.
Se i quattro avranno la possibilità di affinare le loro armi, provando e suonando in pubblico con più costanza e continuità, può venirne fuori un'autentica bomba.


Termino con una scarruffata: fra duecento anni nessuno si ricorderà più dei Beatles ma tutti ascolteranno ancora gli Hyaena Reading.
Qualcuno è in grado di smentirmi?

A Quattro Mani (mar 2014)

 

Hyaena Reading @ AlvaradoStreet - Roma 12 marzo 2014


Un piccolo, minuscolo locale al Pigneto, dotato di "spazio-concerti" insonorizzato al piano di sotto. Suona un gruppo, gli Hyaena Reading, di trentenni italofrancesi: due chitarre, un microkorg, una voce che recita, rumori vari ed eventuali, drum machine quanto basta.

Li avevo già sentiti una volta e mi avevano fatto una buona impressione: sembravano l'embrione di qualcosa di potenzialmente buono.
Ecco, stavolta l'impressione è diversa: sono davvero qualcosa di buono.
 
C'è dentro di tutto: è virtualmente impossibile citare tutti i riferimenti cultural-musicali che ho riconosciuto, dunque neanche ci provo.
Certo, detto così non suona un gran complimento, sembra si tratti di una grande accozzaglia di cose già sentite e invece no: hanno una certa potenza espressiva che merita più di un ascolto attento.
La microkorghista si muove sinuosa, gli occhi inesorabilmente chiusi, tiene le fila producendo un tappeto morbido e profondo; uno dei due chitarristi, quello più in ombra, mantiene la ritmica con calore e precisione; l'altro (che ribattezzo immediatamente "il tesista" per via di un'evidente somiglianza - nella postura e nel movimento della mano sinistra - con Riccardo Tesio, ma più diretto e meno fluido), scarica elettricità contro il pubblico; infine il paroliere, immobile al centro del palco, lo sguardo fisso, un po' Ian Curtis e un po' Giolindo Ferretti (ma molto più rigido) recita, sussurra, grida, s'infervora, sempre con uno strano e innaturale distacco.
Il mio personalissimo gusto si troverebbe maggiormente a suo agio con dei toni più sensuali, che per contro sono assai presenti nella strumentazione, ma forse è proprio questa assurda sovrapposizione il nodo cruciale, ciò che li rende speciali... non so: devo ripensarci.

A fine serata, come da tradizione, comprerò il loro cd, anzi, due: l'EP che avevano registrato qualche anno fa e l'album appena uscito. Entrambi registrati con licenza Creative Commons, tanto per mettere in evidenza un punto che per me ha una certa rilevanza ideologica.

Ne riparleremo meglio dopo che li avrò ascoltati per bene.